Le mogli del caposcorta di Falcone e di Vigor Bovolenta trasformano il dolore in azione

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Gennaio 26 23:03 2015 Di Paola Oscar

L'associazione Quarto Savona 15 nasce a Palermo dall'iniziativa di Tina Montinaro, vedova di Antonio, caposcorta di Giovanni Falcone. L'obiettivo è quello di mantenere viva la memoria della strage di Capaci del 1992, «trasformando il dolore in azioni concrete». Quella sigla era il nome in codice della scorta del giudice e di sua moglie.
Ora che si avvicina l'anniversario della strage di Capaci, che il 23 maggio metterà in di nuovo in vetrina Palermo veri Servitori dello Stato e finti servitori dello Stato, l'associazione voluta fortemente da Tina Martinez Montinaro, ha deciso di dedicare un'insolita tappa di avvicinamento al ricordo di quella strage. Tina, il prossimo sabato, 12 aprile, a Villa Niscemi di Palermo, alle 17.30 si siederà al fianco di un'altra donna coraggiosa, Federica Lisi, moglie di Igor Bovolenta, il campione della pallavolo italiana, morto il 24 marzo 2012 nel corso di una partita. Lo spunto dell'incontro, che vede la collaborazione del Comune di Palermo, sarà la presentazione del libro che Federica Lisi ha scritto con Anna Cherubini ("Noi non ci lasceremo mai – La mia vita con Bovo") per ricordare il marito ma in realtà quell'incontro servirà, come recita il motto dell'associazione, «per trasformare il dolore in azioni concrete». Tina Martinez Montinaro è netta. «Non c'è bisogno di avere in comune una morte per mano di Cosa nostra – spiega Tina a "Ora Legale" – per trasformare il dolore in vita. I cinque anni di matrimonio con mio marito mi hanno regalato, dopo la sua morte, la possibilità di incontrare in 22 anni migliaia di persone e continuare quell'opera che lui ha dovuto interrompere».
Due donne, insomma, che superano il dolore per la morte di una persona che se ne va ma che continua a vivere dentro le loro vite e che dà loro il coraggio di insegnare e trasmettere conoscenze e valori. Due donne che hanno il compito di rendere eterni quei valori e quei principi che hanno segnato i percorsi di un caposcorta e di un pallavolista per il quale lo sport era un gioco sì ma una palestra di vita.Il confronto tra due tragedie, così diverse ma intimamente così legate, darà la possibilità ai palermitani che staranno ad ascoltare queste due donne, di capire che le morti sono tutte eguali quando generano o rigenerano vite al servizio di valori e principi che possono garantire un futuro alle nuove generazioni.

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